Il tempo
Cade nello stagno una lacrima rocciosa.
Le onde puntuali abbracciano ogni momento,
Ricalcano i colori
Schivando le ombre.
Attraversano gli strati:
Dalla superficie
Raggiante di vita,
Al fondo
Riposo o prigione di pellicole sbiadite.
E’ tempo che un turbine spezzi la bonaccia,
Portando ossigeno dove non vi è più.
Pubblicata nelle Antologie Poetiche: “Navigando nelle Parole Vol. 18” Edizioni Il Filo, Roma – Marzo 2005; “Una poesia per emergere – Il Tempo -” Giulio Perrone Editore S.r.l., Roma – Gennaio 2006; “La Parola Sensuale”, Stampalibri.it, a cura di Ivana Federici, Macerata – Novembre 2007.
Buffa
I pensieri vibrano eccitati,
Si accavallano senza fiato,
Come formiche tra zollette di zucchero.
Statue prone, celebrano Venere,
Rassegnate alla sconfitta di un’impotente lingua
Vogliosa e incapace d’esprimere l’insieme ribollente d’emozioni e ritmi.
Non resta che
Gioire dell’inutile neuronica opposizione
All’esplosiva buffa passione.
Pubblicata nell’Antologia Poetica: “La Parola Sensuale”, Stampalibri.it, a cura di Ivana Federici, Macerata – Novembre 2007.
Amico
L’amico è
Chi critica il tuo operato senza l’onta dell’inquisizione.
Chi presenta i tuoi titoli con enfasi e te con amore.
Chi ha mancato qualche tua festa, ma mai nessun tuo bisogno.
Chi, spezzando le tue remore, libera la tua capacità
Piuttosto che ispessire il guscio dove rintanarti.
Chi non tradisce, non per timore, per onorare il legame.
Chi quando scivoli afferra la tua mano,
Non come un passante ad un anziano o come un devoto timoroso,
Come i padri della democrazia stringevano la bandiera del loro sacrificio.
Terza classificata, categoria “Amico”, nella Sedicesima Edizione del Festival Nazionale di Poesia “Alba Jonica” Brancaleone – Marzo 2010
Note di violino
Posso ascoltare il tuo abbraccio,
E’ lirica monodica, è note inebrianti di violino.
Note sospese:
Tra la fisicità delle corde sfregate dall’archetto
E l’inconsistenza dell’aria che le porta con sé.
Posso, misurando il peso del tuo sguardo:
Non oltrepassare la linea gialla del buon senso,
Non farmi distrarre dalle persone d’aria,
Correre senza trepidazione.
Posso trasformare la sensualità della tua voce:
Nella serenità delle mie decisioni,
Nella pacatezza dei miei gesti,
Nell’estasi al cospetto d’ogni forma d’amore.
Pubblicata nell’Antologia Poetica: “La Parola Sensuale”, Stampalibri.it, a cura di Ivana Federici, Macerata – Novembre 2007; Antologia “Piero Cervetti” Edizioni della Mirandola – 2008.
Disco volante
Se potessi ingabbiare queste ore,
In una tela che sa di gelsomino,
Dipingerei il tramonto
Riflesso in un mare vanitoso,
E le ombre di due aquiloni
Che fluttuano veloci
Tra lo scintillio dorato di polline in volo.
Se potessi ingabbiare queste ore
Mi nutrirei della loro leggerezza,
Scriverei sull’alienazione amorosa,
Nel tempo doserei il carico
Di invincibile debolezza.
Pubblicata nell’Antologia Poetica: “Tempo” Giulio Perrone Editore S.r.l., Roma – Aprile 2008
Madre
Davanti una tela di un bianco disarmante,
Si rinnova l’innata simbiosi tra l’artista ed i colori.
I colori sembrano unirsi con religiosa ammirazione
Verso quelle forme vive, pacate o impetuose.
E quel bianco che diviene perfetto rifugio o alloggio fiabesco.
Niente schemi, regole da seguire o percorsi delineati.
Al chiudere dell’uscio,
L’isolamento “nell’atelier del divenire”,
Lì ritrova i colori a far da tramite verso il Mondo ad ella congeniale.
Ecco il mare, le nuvole, il sole
I soli punti cardine di una incerta esistenza
E le spigolose o morbide figure, espressione visibile di celate emozioni.
Caldi colori di velati panneggi
Posti accanto a volti di Dee senza tempo,
Ma così reali,
Da portare la mente tra profumi e sapori di notti d’amore.
Geniale in “Danza”, intrattiene con note ribelli e avvolgenti melodie.
L’assenza di gravità, che proietta lo spettatore dentro la tela,
Farebbe felice Icaro,
Che senza bisogno di cerose ali, sospeso,
Si cullerebbe abbracciando figure e immergendosi in colori
A cui la natura non ha ancora pensato.
Gente
A chi non si è mai sporto oltre la bolla della superficialità.
A chi giudica senza aver giudizio.
A chi per abitudine discrimina chi non gli somiglia.
A chi non si preoccupa della propria banalità,
Ma dei lucenti averi.
A chi cerca di dominare la propria metà,
Perché impotente nel domare i propri istinti.
A chi in un campo rigoglioso sradica il raccolto,
Credendo gli altri incapaci o meno furbi.
A chi assapora la musica di conchiglie trascinate dalla risacca
O i religiosi colori della montagna
E non annota le distanze.
A chi non si lascia andare ad un sorriso
Perché teme sia una debolezza.
Al tuo saluto
Pacato Nonno, appena sposo e prossimo acerbo padre,
Grande abbastanza per viaggi mai programmati
Verso luoghi uditi in racconti lontani,
Tronfio di proclami urlati da una radio stridula.
Sprovvisto di tutto, tranne di valori,
Fiero di servire non questo o quel padrone,
Ma un ideale,
Non odio, ma convinzione in un credo,
Anni di sangue e prigionia.
Solo ora comprendo il tuo rientro silenzioso,
Il non condividere con i tuoi cari il peso di quegli anni.
Sorseggi il solito tè accanto al grammofono impolverato,
La tua antica signorilità e vocazione al prossimo.
Il soffrire senza mai versare una lacrima
Alcun lamento ceduto neppure al grande male.
La tua meraviglia d’animo
Nel donare a noi
La serenità del tuo sorriso
E la profondità rassicurante del tuo sguardo.
“Salutami i Bimbi”,
Costretto dal tempo fuggevole,
Così hai sintetizzato il tuo semplice, grande amore”.
by Luciano Cinanni – Critica del Comitato di lettura “Edizioni Il Filo”