Alla scoperta di un mare stupendo sulla costa ionica a Brancaleone
Appartamento affittasi in villa, 100 mq, pian terreno, ingresso indipendente, ampio soggiorno con cucina a vista, 2 camere da letto, bagno (doccia), 3/4 posti letto, veranda con giardino e possibilità della doccia all’esterno, in una via centrale tranquilla e mare a 200 m. Dotato di frigo-congelatore, televisore satellitare, asciugacapelli, zanzariere, forno elettrico, caminetto, posto auto.
Appartamento affittasi in villa, 65 mq, pian terreno, ingresso indipendente, ampio soggiorno con cucina a vista, camera da letto (2/3 posti letto), bagno (doccia), doccia anche in giardino, sito in una via centrale tranquilla e mare a 200 m. Dotato di frigo-congelatore, televisore satellitare, asciugacapelli, zanzariere, microonde, ventilatore, posto auto.
Come si arriva
Auto: da nord Autostrada A3 SA-RC uscita Rosarno strada GC (Jonio-Tirreno), SS Jonica 106/ E90 direzione RC fino a Brancaleone; da Sud SS106 / E90 direzione Taranto fino a Brancaleone.
Treno: Stazione ferroviaria di Brancaleone 500 m.
Aereo: Aeroporto di Reggio Calabria 60 km, Aeroporto di Lamezia Terme 150 km.
Collegamenti: Pullman: Società Federico (biglietti acquistabili sul pullman) partenza dal parcheggio dell’aeroporto in coincidenza con gli arrivi degli aerei, fermata Brancaleone stazione e viceversa. Autobus di linea ATAM linea 125 dal parcheggio dell’aeroporto alla stazione FS di Reggio Calabria, proseguire con il treno Reggio Calabria – Catanzaro Lido fermata Brancaleone stazione (Biglietti acquistabili al bar dell’aeroporto).
Numeri Utili
- Comune di Brancaleone: via Regina Margherita, tel. 0964 933008
- Guardia Medica: via Milite Ignoto, tel. 0964 933422
- Pronto Soccorso ASL n 9: Ospedale Locri, Contrada Verga, 27 tel. 118 / 800 294553
- Presidio Ospedaliero: Melito di Porto Salvo Corso Garibaldi, tel. 0965 783394 / 0965 781262 / 0965 781581
- Farmacie: Brancatisano Francesca Corso Umberto I, 56 tel. 0964 933825. Infantino Concetta via Razzà, tel. 0964 933171
- Ufficio Postale: Poste Italiane spa, via Regina Margherita, 32 tel. 0964 933260
- Istituti di Credito: Monte dei Paschi di Siena: Via Nazionale ABI: 01030 CAB: 81320, Carime: Via Zelante ABI: 03067 CAB: 81320
- Carabinieri: tel. 0964 933001 Polizia Stradale: tel. 0964 934087 Guardia di Finanza: tel. 0964 933006
Aspetti paesaggistico-culturali
Il poeta Cesare Pavese e Brancaleone
asseggiando per le strade di Brancaleone non si può non rimanere attratti dalla sua essenza: l’azzurro del mare, il profumo dei gelsomini che in nessun posto come in questo piccolo paese fioriscono con tenacia e perseveranza, i pescatori che, quasi immagine di un dipinto impressionistico, garantiscono al turista la possibilità di un buon pasto a base di pesce fresco nelle poche trattorie a carattere familiare. E non si può non pensare agli scritti di Cesare Pavese, a quell’intellettuale fervido, malinconico, ironico, forse a volte cinico che tanta presa ancora ha sui giovani. Brancaleone lo ricorda con una statua in bronzo e la conservazione intatta dell’appartamento dove visse l’esilio.
Cesare Pavese venne confinato a metà degli anni Trenta a Brancaleone in Calabria (1935 – 1936). Terra grecanica per formazione geografica e per spessore storico. Un piccolo lembo di Calabria in cui l’etnia dei grecanici è ancora abbastanza evidente. E il linguaggio (il cosiddetto modello etno – linguistico) costituisce insieme a forme di tradizione un inciso culturale abbastanza marcato. Qui Pavese consumò i suoi giorni da confinato e per lo scrittore piemontese tutto era greco. Persino le donne che con il loro passo di danza andavano alla fontana con l’anfora in testa. In una lettera alla sorella Maria, Pavese racconta frammenti di luogo definendo tutto il contesto come una ambientazione greca. Il mare, la terra rossa, la gente, la lingua, gli usi. E tutto ciò si evince nel suo romanzo che i giorni vissuti a Brancaleone gli hanno dettato. Ci si riferisce a “Il Carcere”, al quale il regista Mario Foglietti ha dedicato un film per la Tv. Il mondo greco (o il mondo greco – arcaico) resta per Pavese un riferimento, le cui radici hanno matrici ancora indelebili sia per ciò che concerne i processi artistici sia per una visione culturale d’assieme. Mi pare fondamentale una versione di comunanze di istanze in cui la cultura della tradizione è centralità pur in una diversità di esperienze epocali. La cultura grecanica è portatrice di modelli che hanno rimandi non solo in termini dialettologici ma anche storici. Ebbene, Cesare Pavese visse tra i grecanici e ad essi si interessò con grande meraviglia. Così sottolinea Pavese in una lettera alla sorella in data 27 dicembre 1927: “La gente di questi paesi è di un tratto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca. Persino le donne che, a vedermi disteso in un campo come un morto, dcono ‘Este u’ confinatu’, lo fanno con una tale cadenza ellenica che io mi immagino di essere Ibico e sono bell’e contento”. Una bella immagine che ha antichi rimandi. Da qui l’amore profondo di Pavese per la grecità, che non è quella passione o quell’interesse scoperto sui libri ma è completamente vissuto sul luogo. Il luogo rappresenta un punto di contatto e si stabilisce così un legame geografico forte. Si legge ancora: “I colori della campagna sono greci. Rocce gialle o rosse, verdechiaro di fichindiani e agavi, rosa di leandri e gerani, a fasci dappertutto, nei campi e lungo la ferrata e colline spelacchiate brunoliva. Persino la cornamusa – il nefando strumento natalizio – ripete la voce tra di organo e di arpa che accompagnava gli ozi di Paride…”. Un’altra immagine che ha chiari matrici etniche. La grecità nei paesi grecanici della Calabria, quei paesi e quella cultura che si racchiudono in Brancaleone, trovano nella testimonianza di Pavese un filtro che è umano e culturale. Il suo vissuto è un vissuto nella geografia di una comunità recuperando quell’humus che si presentava con un sistema di valori che andavano dalla lingua alla tradizione.
(Piergfranco Bruni)
Il paese di Brancaleone si sviluppa lungo la costa Ionica in spiagge di facile e libero accesso e dai diversi tipi di fondale: sabbioso, articolato da scogliere a fior d’acqua o occupato da praterie di Posidonia oceanica pianta protetta endemica del Mediterraneo indice di buona saluta delle acque dove si insedia una grande varietà faunistica.
Centro Nazionale per il recupero delle Caretta caretta. Si trova al centro del paese di Brancaleone uno dei cinque Centri Tartanet per il recupero e cura delle tartarughe marine in Italia.
L’antico borgo di Brancaleone superiore (280 m s.l.m.), risalente al VI-VII secolo, arroccato in cima ad una rupe, mostra i ruderi del suo castello, le abitazioni e la chiesa ristrutturata da poco dedicata alla Madonna dell’Annunziata. Nella zona più alta si trovano le grotte, alle quali si deve il nome antico Sperlonga (dal latino spelunca = grotta), che un tempo furono abitate da monaci, ordine dei Basiliani, che vivevano in chiese-grotte, ancora visibili. L’attività economica e culturale dei monaci basiliani e dei condottieri provenienti dall’oriente che li si rifugiarono, contribuì ad arricchire la civiltà locale di elementi culturali provenienti dal mondo greco-orientale che mi miscelò con il patrimonio grecanico dando vita a conventi e chiese di interesse storico artistico. A Brancaleone superiore nel 1300 fu eretto un castello for adorante, tipico della simbologia orientale e specificatamente della cultura armena. Nella parte occidentale della cintura rocciosa che orla il borgo deserto, si apre un’altra grotta e sopra l’ingresso è graffita un’altra croce d’ispirazione armena. A Brancaleone altre grotte, sono presenti anche distanti dal centro abitato. Una tra le più interessanti è ubicata sempre a nord nella parte bassa della formazione rocciosa nei pressi della pista per i piani di Campolico. Questa grotta presenta tre croci graffite, delle quali una di stile diverso. Brancaleone Superiore fu lievemente danneggiata dal catastrofico terremoto del 1783 e da quello del 1908, più che altro a decretarne il declino fu agli del Novecento l’abbandono dei paesi collinari poco accessibili e non adatti ad una espansione dinamica e veloce.tificato per la difesa contro le incursioni dei Saraceni. Un originale castello medievale, non lontano da reperti archeologici sia della Magna Grecia e sia dell’epoca Romana. Accessibile solo da un lato fu, probabilmente, costruito dai Ruffo. L’accesso al castello era ubicato nel lato settentrionale e avveniva per mezzo di un ponte posto in adiacenza alla casa della famiglia Musitano che affaccia sulla piazza principale del paese: Piazza Vittorio Emanuele che, per questo motivo, era anche detta “Piazza del Ponte”. Qui, nel sottosuolo si trova una grotta che era la vecchia prigione del Castello. Nel 1489 questo castello risulta inserito in quell’elenco che Alfonso D’Aragona riteneva di dover ampliare e risistemare per potenziare le difese del Regno. Nel XIV secolo Brancaleone fu feudo della famiglia Ruffo, e poi passo alla famiglia D’Aragona De Ayerbe, per essere venduto in fine alla famiglia degli Stayti, in onore dei quali fu intitolato l’altro centro vicino, Staiti appunto, che fu casale di Brancaleone. Dal 1674 fino al 1806 (anno in cui fu abolita la feudalità) fu sotto il dominio della famiglia Caraffa di Roccella. Nei pressi dell’antica chiesa sopravvive una chiesa rupestre, ricavata nel tufo, con al centro una colonna che rappresenta l’albero della vita. Accanto all’ingresso, resiste un altare, dotato di una croce, davanti a cui è in ossequio un pavone.
La chiesa di Tridetti, 5 km da Brancaleone, è dei primi tempi normanni, ma edificata sopra uno schema greco, perché destinata ad un culto greco, quale era praticato dai Basiliani. Il connubio dell’arco ogivale con quello a pieno centro, che occorre nel presbiterio di Santa Maria di Tridetti è una prova lampante della fusione delle due maniere bizantina e normanna.
Capo Bruzzano, spiaggia estesa ed incontaminata, incastonata da una splendida scogliera, caratterizzata da un vasto arenile costellato da fiori di mille colori e dal profumo intenso e dalle formazioni rocciose della scogliera curiosamente scolpite, nel corso dei secoli, dalle maree e dal vento”. Con questa motivazione la costa rocciosa di Capo Bruzzano, che si estende nel territorio del comune di Bianco, 8 km da Brancaleone, ha ricevuto (in data 21-22 luglio 2005) il premio da Legambiente come una delle undici spiagge più belle d’Italia.
Il sito archeologico dell’antica Locri Epizefiri, 35 km da Brancaleone, è a pochi chilometri dal luogo in cui sorge la moderna Locri. Non è, però, il luogo nel quale i primi coloni greci sbarcarono. Essi, infatti, approdarono dapprima nella baia adiacente capo Zefirio (antica denominazione del promontorio, oggi chiamato capo Bruzzano, che deriva, come ci spiega Strabone, dalla sua caratteristica di proteggere la baia dallo Zefiro, il vento occidentale), per poi spostarsi, dopo alcuni anni, verso nord, dando luogo alla fondazione della città vera e propria sul colle Epopis.
L’incantevole città di Gerace (30 km da Brancaleone) fa parte del Club “I borghi più belli d’Italia”.
I Bronzi di Riace sono una coppia di statue bronzee, di provenienza greca o magnogreca, databili al V secolo a.C. e pervenute in eccezionale stato di conservazione. Si trovano al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria dove nel corso degli anni sono diventati uno dei simboli del museo e della città stessa.
Reggio Calabria (60 km da Brancaleone) oltre a musei, palazzi antichi, bronzi di Riace, ha un panorama unico al Mondo, in cui lo Stretto di mare di soli 3 chilometri la separa da Messina e sullo sfondo è visibile l’Etna. Gabriele D’annunzio definì il lungomare: …Il chilometro più bello d’Italia.
La Cattolica di Stilo (80 km da Brancaleone) è un gioiello bizantino, IX secolo, l’intero paese si trova immerso in un tipico esempio di bosco delle Serre Calabresi (abeti bianchi e faggi).
Pentedattilo (Pentedàktylos) è caratterizzata da cinque strani pinnacoli che formano una gigantesca mano di arenaria che sovrasta il borgo (320 m s.l.m.). Aggrappato al declivio di una rupe rossastra con straordinario effetto scenografico, è un labirinto di stradine, tetti, case di pietra e archi. Frazione di Melito Porto Salvo dista 37 km da Brancaleone.
Altri paesini suggestivi da visitare siti tra le montagne dell’Aspromonte, molto vicini a Brancaleone, sono Palizzi sup., Pietrapennata, Staiti e Roccaforte del greco.
Il Santuario di Polsi della Madonna della Montagna sorge a 865 metri di altezza, nel cuore dell’Aspromonte, a Polsi di San Luca, detto anche della “Madre del Divin Pastore”. L’origine di questo luogo di culto non è certa ma si rifà al ritrovamento di un reperto misterioso una piccola Croce di ferro, dalla cui asta centrale si sviluppano due braccia dalle volute irregolari e singolari, non riscontrabili in nessun altro tipo di Croce. Sarebbe la Croce scavata dal torello e rinvenuta dal pastore vagante per i monti nell’anno 1144, alla ricerca del bovino smarrito, momento in cui gli apparse la Vergine Madre e gli indicò il luogo in cui sarebbe sorta la Chiesa. Corrado Alvaro, importante scrittore calabrese nato a San Luca, ha concluso la sua monografia “Calabria” [Firenze, 1931] con la descrizione della festa al Santuario di Polsi: la festa più animata della Calabria, che si celebra per tre giorni, all’inizio di Settembre. Scrive l’Alvaro: “Ognuno fa quello che può per fare onore alla Regina della festa: la gente ricca può portare, essendo scampata da un male, un cero grande quanto la persona di chi ha avuto la grazia, o una coppia di buoi, o pecore, o un carico di formaggio, di vino, di olio, di grano; ci sono tanti modi per disobbligarsi con la Vergine delicata, come la chiamano le donne. Uno, denudato il petto e le gambe, si porta addosso una campana di spine che lo copre dalla testa ai piedi, spine lunghe e dure come crescono nel nostro spinoso paese, e che ad ogni passo pungono chi ci sta in mezzo. Una femminella fa un tratto di strada sulle ginocchia; e così le ragazze fanno la strada ballando, e balleranno giorno e notte per le ore che hanno fatto il voto, fino a che si ritrovano buttate in terra o appoggiate al muro, che muovono ancora i piedi. Si vedono le mille facce delle Calabrie. Le donne intorno dicono le parole più lusinghiere alla Madonna, perché si commuova. […] Sul banco coperto di un lino, le donne buttano gli orecchini e i braccialetti; gli uomini tornati da una fortunata migrazione le carte da cento e da più: è una montagna d’oro e di denaro che per la prima volta nessuno guarda con occhi cupidi. La Vergine guarda sopra tutti, e i gioielli degli anni passati la coprono come un fulgido ricamo […]. Al terzo giorno di Settembre si fa la processione e si tira fuori il simulacro portatile […] tra lo sparo dei fucili che formano non si sa che silenzio fragoroso, non si sente altro che il battito di migliaia di pugni su migliaia di petti, un rombo di umanità viva tra cui l’uomo più sgannato trema come davanti a un’armonia più alta della mente umana.